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Il mito di Lilith suggerisce che quand’anche sia possibile per la donna ribellarsi alla sottomissione superando il senso di debolezza e di dipendenza, ciò è pericoloso per lei perché può trasformarla in un essere sgradevole e facilmente sostituibile con un’altra più sottomessa e desiderabile.

 

L’aggressione fisica costituisce un metodo formidabile di controllo sulla donna, la quale ha interiorizzato l’idea della sua debolezza e dell’attrazione che l’essere debole esercita agli occhi degli uomini.

 

Ma l’aggressività della donna, ancorché considerata un disvalore se agita per affermare se stessa, non è sepolta. Se si tratta di difendere altri da sé (figli, famigliari…) l’aggressività della donna emerge ed ella si batte come una leonessa per la salvaguardia delle persone e delle cose cui lei attribuisce valore.

 

Scopo di questo progetto è offrire alle donne l’opportunità di  riconoscere, affermare e sviluppare “quella disposizione istintiva che orienta a conquistare e a difendere il proprio territorio fisico, psichico e sociale nelle sue forme più diverse, o, in altri termini, quell’istinto che guida a riconoscere, ad affermare e a proteggere la propria identità” (M. Valcarenghi, 2003)

 

Il primo gradino dell’espressione di sé è l’istinto a difendere la propria vita e la propria incolumità. L’applicazione delle tecniche  favorisce l’instaurarsi di una forma di dialogo inedito con il corpo,  che permette di sviluppare la fiducia in sé e  far emergere le proprie potenzialità. Si vuole quindi effettuare un salto culturale e psicologico attraverso l’educazione all’ascolto del  corpo, che di solito viene pensato essenzialmente in termini di apparenza. La rappresentazione che le donne hanno di sé si basa in larga misura non tanto su quello che esse percepiscono direttamente a partire da sé, ma su quanto viene loro rimandato dagli altri, con il rischio di diventare vittime della stereotipia che vuole le donne conformi ai canoni estetici dominanti, pena l’esclusione.

È pur  vero che tutti hanno bisogno del riconoscimento altrui, ma alle donne conviene allenarsi anche all’autoriconoscimento attraverso il contatto diretto con le proprie energie difensive e, dunque, con il diritto di salvaguardare il proprio spazio fisico e psicologico.

 

Ascoltare il corpo. Imparare a farlo. L’energia va dove va l’attenzione. La fiducia in sé non origina da meccanismi esclusivamente psicologici. L’autostima viene prima di tutto dal rapporto col corpo: più ci si fida delle capacità del corpo, più si scoprono le proprie risorse naturali. Darsi il permesso di incontrarle queste risorse,  conoscerle,  riconoscerle per poter stabilire  rapporti paritari ed equilibrati con gli altri.

 

Affiancare agli allenamenti  momenti “psicologici” di scambio di vissuti, percezioni, emozioni, riflessioni collegati con l’esperienza corporea. E da qui partire per riflettere insieme sul grande tema della disparità a loro danno che ancora oggi le donne subiscono.

 

La difesa personale ha a che vedere ampiamente con il darsi il permesso di essere assertive in qualsiasi situazione si scelga di esserlo e con la capacità di stabilire i propri confini, il proprio spazio di inviolabilità. Imparare a vincere la ritrosia ad esporsi nell’espressione di una propria idea o convinzione davanti ad un’altra persona o ad un pubblico non è poco per una donna. In genere in pubblico vediamo gli uomini prendere più facilmente la parola.

Difesa personale quindi come veicolo di sviluppo dell’intelligenza emotiva. Come  ha bene spiegato Daniel Goleman (1995) l’intelligenza emotiva, IE, è una meta-abilità, una capacità di fondo che consente di massimizzare i vari talenti di cui ciascuna/o è dotata/o.

 

Obiettivi:

 

  1. attraverso l’allenamento fisico  con istruttori  qualificati, darsi il permesso  di auto-proteggersi e auto-affermarsi in quanto donne,

  2. empowerment  e  consapevolezza dei propri diritti

 

http://www.localport.it/eventi/notizie/notizie_espansa.asp?N=85193

 

http://lasentinella.gelocal.it/foto-e-video/2012/05/05/fotogalleria/il-primo-corso-di-autodifesa-promosso-dal-comune-di-ivrea-1.4463051

 

Donne in cammino - difesa personale e empowerment

Si racconta che Adamo ebbe da Dio una prima moglie, Lilith, ma la loro vita insieme non era tranquilla:   quando lui desiderava giacere con lei, ella si offendeva che lui volesse obbligarla ad assumere la posizione distesa (inferiore). “Perché dovrei giacere sotto di te? Anch’io fui fatta dalla polvere come te, perciò siamo uguali”. Ma Adamo voleva costringerla all’obbedienza con la forza e Lilith, infuriata, si trasformò in un potente uccello predatore e volò via.  Per avere osato rifiutare la sottomissione ad Adamo, fu poi trasformata in un demone. La seconda moglie di Adamo, Eva, fu creata da una costola di lui e, essendo bellissima e adorna come una sposa, Adamo ne rimase immediatamente affascinato. Per questo Eva gli rimase sempre accanto, obbediente e sottomessa. (fonte: Miti ebraici, R. Graves, R. Patai)

 

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