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L'educazione alle differenze di genere, centrata sulla valorizzazione delle differenze tra uomini e donne, ha lo scopo di smascherare le differenze di impatto che politiche, a prima vista neutrali in termini di parità di diritti tra i sessi, hanno per donne e uomini e diminuirne gli effetti discriminanti. Attraverso un'educazione alle differenze  si tende al raggiungimento delle pari opportunità di diritti nell’economia, nella politica, nel sociale, inserendo la prospettiva di genere - il punto di vista delle donne - in ogni campo della vita politica e sociale.

 

John Stuart Mill scriveva ne La soggezione delle donne (1869):

“Natura femminile”: concetto con cui vengono contrabbandati caratteri ritenuti peculiari della donna. Essi sono invece il logico prodotto di un preciso contesto storico, culturale e sociale.

 

Oggi si tende a considerare vinta la battaglia per l'eguaglianza di diritti e doveri fra donne e uomini data la promulgazione di leggi e norme che dimostrano la presenza di una società capace di riconoscere le ineguaglianze e disposta a ristabilire gli equilibri. In questo senso in Italia, l'art. 37 della costituzione sulla parità di trattamento economico, la legge 903 del 1977 sulla parità uomo- donna nei rapporti di lavoro, la legge 194 sull’autodeterminazione della donna relativamente alla procreazione,  l'istituzione della Commissione per le pari opportunità, parrebbero giustificare l’idea del ‘superamento’ del ‘femminismo’  e delle sue rivendicazioni.

In realtà, nonostante queste misure, le donne continuano a non godere di una condizione di parità di diritti. Tra le differenze di genere di estremo interesse  sono quelle che prendono in considerazione le difficoltà che le donne incontrano nel mondo del lavoro ove non siano implicate attività di cura. A qualsiasi livello lavorativo, nelle aziende come nelle università, nell’ambito scientifico come in quello artistico, le donne trovano difficoltà ad utilizzare apertamente le proprie capacità, a prendere decisioni autonome, a superare la propria paura di fronte all’aggressività necessaria semplicemente per rendersi visibili. In tutti i settori lavorativi gli uomini tendono ad occupare le posizioni di maggior potere e status. Nelle organizzazioni, i vertici aziendali e i dirigenti sono perlopiù uomini che si avvalgono di assistenti e personale di segreteria femminile. Nei ruoli di politica istituzionale il numero delle donne continua ad essere di gran lunga inferiore rispetto a quello degli uomini un po’ ovunque nel mondo, con la lodevole eccezione della Spagna, di alcuni paesi del Nord Europa.

 

Il dibattito sulle discriminazioni legate alle differenze di genere è dunque ancora aperto. Riconoscere l'influenza dei fattori sociali che determinano le discriminazioni è il primo passo, non solo verso una comprensione meno superficiale dei fenomeni sociali ma  anche verso l'individuazione delle strategie di cambiamento auspicabili.  

 

Per molto tempo si è pensato che la meta dell’integrazione delle donne nel mondo del lavoro potesse essere raggiungibile semplicemente attraverso la rimozione degli ostacoli e dei divieti che sono stati frapposti in questo senso nel corso di secoli. Tuttavia, mentre da una parte è sempre più visibile la spinta che la donna subisce per conquistare la sua emancipazione e raggiungere a tutti i livelli un piano di parità di diritti, non di omologazione, con l’uomo, dall’altra si nota con altrettanta evidenza il permanere di meccanismi di esclusione e autoesclusione, che non riescono ancora ad avere la meglio su modelli dominanti di comportamento interiorizzati, complici la mancata democratizzazione della vita privata e la distribuzione dei tempi. Di conseguenza ancora si vive drammaticamente nelle donne il dilemma interiore  tra il tempo necessario alla maternità e alla cura e il sentirle come ostacoli per la loro partecipazione al lavoro, alla vita sociativa, o all’ambito politico.

 

Di non minore importanza sono gli aspetti legati alla partecipazione femminile nell’ambito scientifico e della ricerca ove occorre  suscitare la particolare attenzione critica e la comprensione dei motivi della sottorappresentanza delle donne  e riflettere sulle cause dei condizionamenti politici ed economici che hanno orientato, nel loro divenire storico, le scelte formative e lavorative asimmetriche dei due generi.

 

Nel piano nazionale per le pari opportunità fra gli uomini e le donne nel sistema scolastico italiano 1993-1995 si legge: “Si va affermando una visione antropologica più ricca e una più ricca idea di uguaglianza: l’essere umano è due, maschio e femmina, l’uguaglianza è valorizzazione di questa diversità”.

 

Educare alla scoperta del valore di sé e dell’altro nella differenza sessuale significa educare al riconoscimento della propria identità e, pur essendo tutti d’accordo a livello di principio, diventa impresa ardua distinguere quali siano le differenze di genere viste come risorse da proteggere e quali siano invece le differenze di ruolo culturalmente apprese e imposte, fonte cioè di alienazione e di stereotipia nel comportamento individuale.

 

Occorre approfondire le cause che hanno tenuto le donne lontano dalle stanze dei bottoni, che hanno oscurato il loro contributo alla ricerca scientifica, alle arti e all’avanzamento dei saperi. Si intende operare affinché tutti i giovani, uomini e donne, possano  ri-orientare il loro sguardo sì da poter scegliere il loro futuro lavorativo libere e liberi da stereotipi vincolanti, al fine di rendere possibili e desiderabili nuove progettualità personali. Occorre  avviare un processo di consapevolezza sull’uso diffuso di un  linguaggio sessista e promuovere una riflessione critica e storica sull’evoluzione delle lingue, che non sono strumenti neutri, ma riflettono culture e rapporti di dominio nelle società.

 

Violenza contro le donne

Educazione alle differenze di genere e al senso delle pari opportunità

 

 

"La logica paradossale del dominio maschile, e della sottomissione femminile, di cui si può dire contemporaneamente e senza contraddizione, che è spontanea ed estorta, si capisce solo se si prende atto degli effetti durevoli che l’ordine sociale esercita sulle donne (e gli uomini) cioè delle disposizioni spontaneamente adattate a quell’ordine che essa impone loro. La forza simbolica è una forma di potere che si esercita sui corpi, direttamente e come per magia, in assenza di ogni costrizione fisica; ma questa magia opera solo poggiandosi su disposizioni depositate, vere e proprie molle, nel più profondo dei corpi”  (Pierre Bourdieu)

 

"Distaccarsi dalla visione androcentrica che genera un circolo vizioso di rappresentazioni negative per la donna è un atto di ribellione forte, perché ribalta le categorie utilizzate per definire la realtà sociale e scardina il punto di vista dominante, spesso assunto anche dalle donne, nonostante sia a loro svantaggio"  (Pierre Bourdieu)

 

 

 

 

"Il corpo femminile è stato al tempo stesso territorio e macchina, terra vergine da sfruttare e catena di montaggio produttrice di vita. Dobbiamo immaginare un mondo in cui ogni donna è il genio tutelare del suo corpo". (Adrienne Rich)

 

 

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