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L’area di intervento è quella della comunicazione e delle dinamiche relazionali, un’area trasversale a tutte le attività umane, essendo gli esseri umani costantemente in relazione con qualcuno o con qualcosa. I nostri interventi si articolano su due linee portanti:

 

a) la comunicazione efficace in qualsiasi contesto ci si trovi ad operare, quindi la gestione dei rapporti sia in ambito circoscritto come la famiglia, la classe, o l’ufficio, sia in contesti più ampi ed esposti, come ad esempio il parlare in pubblico.

 

b) il cambiamento in situazioni difficili, sgradevoli o bloccate, un problem-solving, applicabile in qualsivoglia situazione come la famiglia, il lavoro, o in problematiche legate al genere, all’educazione, all’istruzione….

 

Entrambi questi filoni si intrecciano inestricabilmente, dato che la comunicazione è considerata non efficace quando il messaggio comunicativo fallisce nel suo obiettivo (non veicola l’informazione e/o l’intenzione del mittente) oppure genera malintesi, malesseri, difficoltà in un crescendo che può sfociare in una situazione senza apparente via d’uscita, un problema appunto.

 

Le difficoltà nascono dal fatto che “ogni essere umano è coinvolto fin dall’inizio della sua esistenza in un complesso processo di acquisizione delle regole della comunicazione, ma di tale corpo di regole è consapevole solo in minima parte” (Watzlawick, Beavin, Jackson, 1967); a questo aggiungasi che la mancanza di consapevolezza si estende agli effetti che la comunicazione ha sui comportamenti, visto che nelle relazioni umane comunicazione e comportamento sono considerati sinonimi e in tutti gli ambiti delle attività umane, nelle famiglie come nelle classi scolastiche, nei gruppi di lavoro come nei rapporti tra medico e paziente, “il comportamento di ogni persona influenza ed è influenzato dal comportamento di ogni altra persona, in un circuito di retroazione” (Watzlawick e al. 1967)

 

In questa luce, gli schemi di riferimento tradizionali si rivelano inadeguati perché basati su percorsi lineari di causa/effetto (X si comporta male perché, poniamo, è stato picchiato da piccolo e il trauma subìto resta all’interno di X influenzandone le azioni, le decisioni, le scelte in una sorta di determinismo lineare). Con il nuovo modello interattivo individuo-ambiente, cioè con la scoperta della retroazione, è possibile capire meglio come le persone vengono irretite nei problemi nel qui e ora, e di conseguenza sono disponibili nuovi strumenti per uscire dalle situazioni di empasse. E comunque, come dice Milton Erickson, “…la prima cosa da tenere presente quando si tratta con una persona, è rendersi conto che CIASCUNO è un individuo. Non ci sono due persone uguali. Non ci sono due persone che capiscono la STESSA frase nello stesso modo, e così, trattando con la gente, non dovete cercare di far sì che si adattino al vostro concetto di cosa loro dovrebbero essere…dovreste cercare di scoprire quale viene ad essere l’idea che LORO hanno di se stessi” (citato in Gordon, Meyers-Anderson, 1981)

La nostra proposta formativa è in linea con questo filone di pensiero e di prassi: ripercorrere i processi comunicativi allo scopo di rintracciare la struttura delle relazioni in cui siamo coinvolti e di intervenire con dei cambiamenti laddove ciò si ravvisa come auspicabile e opportuno per la soluzione dei problemi.

 

 

 

 

 

 

Fondamenti teorici

 

“Il fiume si scava un letto sulla superficie della terra: il canale è formato dall’acqua, ma anche le sponde controllano la direzione del flusso, in modo tale che si stabilisce un sistema di interazioni in cui causa ed effetto non possono più rimanere isolati. Lo stimolo e la risposta si saldano in un insieme”  (I.Ruesch)

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