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In tutti i contesti sociali la conflittualità ha raggiunto livelli preoccupanti. Con la mediazione umanistico-trasformativa dei conflitti si può intervenire in modo adeguato ai vari contesti. Anche nel contesto scuola spesso la tensione si taglia col coltello.  Giovani e adulti si mostrano al contempo sicuri di sé e spaesati. Urge la necessità di farsi carico di ciò che succede. La mediazione scolastica, apparentemente operante solo nella scuola, quindi, secondo un’idea stereotipata, in un contesto cosiddetto ‘improduttivo’, in realtà irradia i suoi effetti dai singoli attori o gruppi coinvolti nel processo mediativo al territorio tutto, presente e futuro, soggettivo e sociale.

 

 Un ragazzo per crescere ha bisogno di trasgredire, una persona per diventare adulta ha bisogno di elaborare alcuni passaggi tortuosi della propria storia. L’esperienza del percorso di mediazione, già dall’età scolare, può essere per il giovane di oggi e l’adulto di domani un dispositivo utile per interagire con il suo mondo sociale e lavorativo. 

 

La mediazione in ambito scolastico, così come la negoziazione e la cooperazione, sono di grande utilità per il rispetto dell'altra, dell'altro perché incarna una cultura alternativa al rapporto di forza, alla logica ragione/torto, alla delega esterna del verdetto che induce alla passività e all’estraneità rispetto alle norme e, simmetricamente, ad un bisogno, talvolta irrefrenabile, di infrangerle. Al contrario, la mediazione scolastica promuove precocemente una cultura della responsabilità e della partecipazione creando uno spazio di parola dove è possibile depotenziare i meccanismi che favoriscono l’escalation dalla divergenza di opinione alla derisione, alla discriminazione, alla violenza, svuotando il collaudato meccanismo del capro espiatorio.

 

V. esempio operativo:  Oltre il bullismo con la mediazione scolastica (Dentro il bullismo, 2009, pp.223-240)

La mediazione scolastica
 

"Educare per un avvenire possibile" (P. Perticari)

 

 

 

 

 
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