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Il malessere che si vive fra le mura scolastiche accomuna, per motivi solo apparentemente diversi, studenti e insegnanti, che non sembrano più capaci di stimolare vicendevolmente e mettere in circolo energie rigenerative. Il problema, naturalmente, non è sentito solo all’interno delle aule, ma investe l’intera istituzione, guardata con sconcerto da tutti i cittadini, rappresentati concretamente dalle famiglie, scontente di non ricevere guida, certezze, rassicurazioni per i loro figli. Ma poi il disagio della scuola è lo stesso che investe tutta la società della nostra epoca globalizzata e la scuola non può che subirne il riflesso. Persino nel film Gli Incredibili, Mr Incredibile lamenta che le scuole non fanno che inventare nuovi modi di celebrare la mediocrità. 

Promuovere il ben-essere sui banchi di scuola comporta un affrontare la vita nella scuola e nel fare scuola non episodico e frammentato, ma sistematico e organico, perché da molti anni ormai la scuola, resa obsoleta come medium da mezzi di trasmissione più potenti, è in crisi d'identità: non sa più che cos'è, a che cosa serve veramente, in un mondo che sta cambiando rapidamente e che sfida la sua forma tradizionale.

Ben-essere, inteso come una dimensione globale e trasversale dell´essere, è una cifra che va oltre, o precede, il contrastare e il prevenire il malessere, il disagio. 

L’ interesse al benessere, pertanto, è, o dovrebbe essere, di tutte le componenti della comunità scolastica e dell´istituzione scuola, anche perché  l´obiettivo benessere può divenire un indicatore, oltre che un fattore, di successo della sua "missione”.

La scuola è una realtà complessa, un luogo di relazioni, di crescita, di incontro tra diversità, di costruzione di un sapere condiviso, di scambio e confronto intergenerazionale, di ricerca e sperimentazione. La promozione del ben-essere muove per prima cosa da una riflessione sulla scuola possibile, desiderabile per i soggetti che ci vivono, vitale, che acquisti un senso, un ruolo e una forma nuovi nella difficile trasformazione in corso. (liberamente ispirato alle parole di P. Perticari)

 

Sembra che l’insuccesso scolastico è dovuto ai seguenti fattori

-          mancanza di modelli positivi,

-          mancanza di autostima,

-          mancanza di ascolto (estrema solitudine e paura degli altri)

-          confusione sul piano delle regole e delle sanzioni  

 

Fattori che governano il processo di apprendimento  

Laddove si manifestano fenomeni di prevaricazione e degrado relazionale, il dibattito che ne segue si concentra per lo più sull’ azione punitiva da intraprendere, illudendosi che la punizione in sé rappresenti un fattore di deterrenza, tralasciando l’elaborazione del conflitto stesso e la ri-costruzione del legame sociale. 

Identificare il significato affettivo che il gesto trasgressivo rappresenta per colui che lo agisce consente di cambiare lo sfondo in cui si manifesta per non renderlo più necessario e avviare così un percorso di responsabilizzazione per le conseguenze dell’agire, all’interno di una cornice di norme e sanzioni chiare e condivise. 

Per produrre con qualche speranza di successo una trasformazione ampia e positiva a scuola  sono necessarie due condizioni strettamente interdipendenti: a) migliorare le relazioni umane a tutti i livelli all’interno della scuola, b) agire in collaborazione con tutti i soggetti coinvolti,  i giovani e le giovani, le/i loro insegnanti, le loro famiglie.

“Tutto il nostro insegnamento tende al programma, mentre la vita ci chiede strategia e, se possibile, anche serendipità e arte” (E. Morin). Per dirla ancora con Morin, si tratta di un “ribaltamento di concezione” che richiede di sperimentare nuovi modelli di pensiero e di prassi. La nascita di nuovi modelli per una cultura dell’empowerment, della promozione dell’autostima, delle relazioni positive e dell’autonomia della persona richiede l’impegno dei dirigenti scolastici, degli insegnanti, delle famiglie, di concerto con le istituzioni, in una nuova visione  in cui ci si ponga quotidianamente delle domande senza pretendere di dare delle risposte immediate e tanto meno precise. Delle domande che aiutino a riorientare lo sguardo sulle persone, sui saperi, sulle regole di convivenza, sulla disciplina, sull’autorità…per esempio:

come si manifesta e come si sviluppa il malessere all’interno delle dinamiche della classe e della scuola? Come attrezzare gli insegnanti di strumenti per far fronte al fenomeno? Come portarli a riconoscere l’insorgenza dei comportamenti aggressivi, conflittuali, demotivanti e ri-orientarli? Come creare un senso di appartenenza negli insegnanti e negli studenti, tale che andando a scuola al mattino essi si sentano bene, al sicuro nella propria dignità, pronti a nuove esplorazioni nei mondi dell’imparare?  In fin dei conti la molla della conoscenza è, dopo quella della sopravvivenza, la più potente negli esseri umani; come si spiega, quindi, la demotivazione ad apprendere? E sappiamo che  l’azione quotidiana degli insegnanti rappresenta la principale determinante, insieme alle caratteristiche innate e al contesto socio-economico, degli apprendimenti degli studenti. Da qui la necessità di sperimentare nuovi modelli di scuola attraverso la formazione e l’aggiornamento del personale della scuola, ambito privilegiato fra le attività dell’associazione, grazie all’esperienza di insegnamento di alcuni dei suoi componenti.

L’associazione ProgettarSi propone corsi di alfabetizzazione alla Mediazione intesa  sia come atteggiamento culturale innovativo, sia come abilità e capacità specifiche. L’aquisizione delle competenze necessarie alla riduzione e prevenzione delle prepotenze a scuola e la gestione dei conflitti  viene proposta non solo agli insegnanti ma anche agli studenti e alle studentesse della scuola superiore che potranno praticare e trasfondere tale cultura durante tutto il loro percorso scolastico.

Formazione e aggiornamento del personale della scuola

 

Il ‘luogo’ dell’apprendimento si trova ovunque la mente diventi viva. (James Hillman)

Bisogna insegnare alle persone avendo l'aria di non insegnare affatto, proponendo loro cose che non sanno come se le avessero soltanto dimenticate. (Alexander Pope)

 

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