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Non è mai venuto meno in me lo stupore di fronte a quello che si potrebbe chiamare il paradosso della doxa, il fatto cioè che l’ordine del mondo così com’è, con i suoi sensi unici o vietati, in senso proprio e figurato, i suoi obblighi e le sue sanzioni, venga più o meno rispettato, che non vi siano più trasgressioni o sovversioni, delitti e “follie”; o, cosa ancora più sorprendente, il fatto che l’ordine stabilito, con i suoi rapporti di dominio, i suoi diritti e i suoi abusi, i suoi privilegi e le sue ingiustizie, si perpetui in fondo abbastanza facilmente, se si escludono alcuni accidenti storici, e che le condizioni di esistenza più intollerabili possano tanto spesso apparire accettabili e persino naturali. E ho sempre visto nel dominio maschile, nel modo in cui viene imposto e subito, l’esempio per eccellenza di questa sottomissione paradossale, effetto di quella che chiamo la violenza simbolica, violenza dolce, insensibile, invisibile per le stesse vittime, che si esercita essenzialmente attraverso le vie puramente simboliche della comunicazione e della conoscenza, del riconoscimento e della riconoscenza o, al limite, del sentimento. (Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, 1998)

 

 

 

 

 

 

 

(Dis)crimini invisibili - Alla ricerca degli indizi nascosti

Progetto per la diffusione della cultura di parità e del principio di non discriminazione, approvato e finanziato su bando Regione Piemonte 2012

Iniziato il 2 maggio 2013 e ancora in corso

 

Elementi di integrazione fra tutte le forme di discriminazione

 

Corridoio di una scuola superiore dopo l’intervallo. Sono presenti una ragazza e un ragazzo che discutono animatamente. Non troppo lontano un gruppetto di coetanei assiste alla scena. Ad un certo punto il ragazzo prende per le spalle la ragazza e, urlando, la scuote violentemente. Nessuno dei presenti alza un dito. Richiamata dal baccano, arriva un’insegnante che interviene d’autorità per fare cessare l’alterco, dopo di che chiede ai presenti perché non siano intervenuti in soccorso della compagna. Risposta: “Perché lui è il suo ragazzo”.

 

Questo episodio esemplifica in modo emblematico un fenomeno straordinariamente ordinario,  il fenomeno, cioè, del “potere ipnotico del dominio” (Virginia Woolf), che si verifica quando si sospende il giudizio su un rapporto di palese prevaricazione, giustificata dal diritto al possesso, ritenuto ovvio e “naturale” nei rapporti d’amore.  E così, il gruppetto dei testimoni dell’ episodio presumibilmente ritiene “naturale” che il ragazzo  sia “aggressivo”  con la “sua” donna e che la ragazza sia “debole” o che quanto meno riconosca nella rivendicazione, quale che sia,  del suo aggressore un segnale del suo “amore” per lei. Anche gli uomini restano prigionieri e vittim­e della rappresentazione dominante, perché il prezzo dell’esaltazione dei valori maschili lo pagano con le paure e le angosce che la femminilità suscita, ed “è appunto questa vulnerabilità che porta, paradossalmente, all’investimento, a volte forsennato, in tutti i giochi di violenza maschili…..in modo particolare quelli più adatti a produrre i segni visibili della mascolinità e a manifestare e provare le qualità dette virili” (P. Bourdieu).

 

Lemarginalizzazione, lo sfruttamento, la discriminazione delle donne, le violenze che esse subiscono a causa dell’organizzazione della/delle società secondo il principio androcentrico costituiscono il grande tema trasversale a quasi tutte le culture e a tutte le epoche storiche a partire dal quale vogliamo tentare di rintracciare il filo rosso che interseca tutti i tipi  di disparità sociali. In particolare, nel considerare più approfonditamente le sei aree  individuate dall’UE, rintracceremo l’elemento per eccellenza di integrazione tra tutte le forme di disuguaglianza e discriminazione nel modello dominante/dominato. Il percorso proposto mira a mettere in luce come “condizioni di esistenza intollerabili possano tanto spesso apparire accettabili e persino naturali”, in virtù di schemi inconsci di percezione e di valutazione (violenza simbolica, P. Bourdieu). Anche laddove non vi sia diretta azione fisica, l’imposizione e la pervasività, tuttora sopravviventi nelle nostre strutture cognitive e sociali, del “modello androcratico-dominatore” (M. Gimbutas), fa sì che il mondo venga percepito e pensato sia dai soggetti dominanti sia da quelli dominati attraverso polarizzazioni imprescindibili. “La violenza simbolica agisce sulle categorie cognitive del dominato che, per pensare il proprio rapporto con il dominante, dispone solo di strumenti di conoscenza che ha in comune con lui e che, essendo semplicemente la forma incorporata della struttura del rapporto di dominio, fanno apparire tale rapporto come naturale” (P. Bourdieu),

 

Con i giovani e le giovani coinvolte/i nel progetto non ci si proporrà di scoprire il “perché” di ogni discriminazione o violenza testimoniata dalle narrazioni raccolte via web, ma ci si adopererà tutte/i insieme nella decostruzione dei fenomeni narrati allo scopo di individuarne il minimo comun denominatore nel modello dominante/dominato e di verificare come tale modello informi, ratificandolo, l’ordine sociale facendolo apparire “naturale” e non, invece, storicamente costruito. Allo scopo sarà funzionale la messa in scena di alcune narrazioni in cui le parole e i gesti seguiranno un “filo” che condurrà il pubblico a connettere tra di loro le storie narrate per risalire alle fonti delle discriminazioni e per indagare sulla concatenazione degli eventi in ogni storia.

 

Si utilizzerà il linguaggio teatrale per entrare nelle vicende e al tempo stesso per mettere in atto una “distanza” capace di consentirne l’analisi.   Le narrazioni di violenze e discriminazioni, quale che sia l’ambito in cui sono avvenute (genere, origine etnica, religione, disabilità, età, orientamento sessuale, incluse le discriminazioni multiple), costituiranno dunque le “scene del crimine” e come tali saranno esaminate dai “detectives”/formatori/allievi utilizzando le lenti di ingrandimento, cioè gli strumenti di analisi, acquisite con la formazione e la rappresentazione teatrale. Poiché il materiale testimoniale è fornito dalle studentesse e dagli studenti  delle scuole superiori coinvolte nel progetto, e dunque sarà selezionato in funzione della loro percezione, sia pure con l’accompagnamento delle/degli insegnanti,  la relativa raccolta via web sarà di ulteriore interesse per capire meglio lo sguardo con cui “i giovani” guardano il mondo.

 

E' in corso la realizzazione di uno  spettacolo teatrale e di un video-racconto dell’intero percorso.

 

Progetto realizzato da:

Associazione ProgettarSi, capofila

AlmaTeatro

AlterEva

Associazione Persefone

Associazione GIOSEF

 

Hanno aderito al progetto

Amnesty International

Centro di supporto e ascolto DEMETRA-AOU San Giovanni Battista di Torino

 

Fra le Pubbliche Amminisrazioni:

Assessorato PO Comune di Ivrea

Servizio PO e Politiche dei Tempi, Provincia di Torino

Settore Pari Opportunità, Politiche di genere e dei Tempi della Città, Comune di Torino 

Assessorato alle Politiche Educative della Città di Torino

Commissione Regionale Pari Opportunità (CRPO)

Ufficio Scolastico Regionale (USR)-Direzione Generale

 

Scuole

IIS Albe Steiner  - Torino

IIS Albert Einstein - Torino

IIS G. Giolitti - Torino

Liceo Internazionale Altiero Spinelli - Torino

IIS Vasco, Beccaria, Govone - Mondovì (CN)

IIS L. Cobianchi - Verbania-Intra (VB)

Liceo Scientifico Amedeo Avogadro (VC)

IIS Blaise Pascal - Romentino (NO)

Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche Economiche e Sociali-Corso di laurea in Servizio Sociale - Asti

 

Per saperne di più: http://www.discrimini.it/
 
 

 

 

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